I prodotti: farine e grassi

I sottoprodotti animali sono trasformati, in unità di produzione dedicate in funzione della loro categoria e della loro valorizzazione potenziale, in proteine animali trasformate (o farine) e grassi.

Per ottenerle, si procede secondo il seguente schema di lavorazione-tipo:
  • triturazione
  • cottura e disidratazione, che stabilizzano i prodotti finiti e li rendono sicuri dal punto di vista sanitario (Ci sono diversi metodi di trattamento possibili, secondo il regolamento comunitario, in funzione delle diverse categorie di sottoprodotti e della loro destinazione finale)
  • pressatura del prodotto cotto allo scopo di estrarne il grasso
  • macinazione e setacciatura del prodotto cotto sgrassato da cui si ottengono le Proteine animali trasformate (PAT)
  • purificazione del grasso mediante decantazione, seguita da centrifugazione o filtrazione

Fin dalla metà dell'800 e soprattutto dopo l'embargo americano sulla soia del 1973 le farine animali sono state impiegate come materie prime ricche di proteine nella fabbricazione dei mangimi e sono state considerate parte essenziale della politica agricola comunitaria, nella ricerca di una maggiore autonomia alimentare.

La loro composizione ben equilibrata (aminoacidi essenziali, energia, sali minerali) ed il buon rapporto tra valore nutritivo e prezzo aveva favorito la loro incorporazione in piccole dosi nei mangimi, portando per moltissimi anni ad un sostanziale miglioramento dello stato nutrizionale degli animali.

La crisi della BSE del 1990 ha messo in discussione questa politica e attivato un potente movimento di modifica dei processi di trattamento e di  modernizzazione industriale: dopo decenni in cui le imprese Assograssi puntavano principalmente alla produttività, come del resto tutti gli altri protagonisti delle filiere animali, si è posto l'accento sulla sicurezza sanitaria, sul rispetto dell'ambiente e sulla salute degli animali, tutti temi al centro dell'attenzione delle nostre imprese.

Non sono chiare ancora oggi le ragioni che hanno portato alla crisi della BSE, né perché essa abbia riguardato migliaia di capi in Gran Bretagna e si sia presentata solo episodicamente negli altri paesi ed eccezionalmente in Italia, resta il fatto che per ragioni precauzionali a partire dal 1994 è vietato l'impiego delle farine di mammiferi nell'alimentazione dei ruminanti e, dal gennaio 2001 è vietato l'utilizzo di proteine animali trasformate nella preparazione dei mangimi destinati a bestiame d'allevamento in tutta l'Unione europea, e perciò anche in Italia.

Ciò ha portato, dopo un periodo iniziale nel quale molti sottoprodotti sono stati distrutti, a ridefinire completamente la normativa che li riguarda, in modo da garantire in maniera rigorosa il rispetto della salute e dell'ambiente, a suddividere i sottoprodotti in diverse categorie ed a disciplinare i possibili impieghi delle farine e dei grassi da esse ricavati.

Il divieto di utilizzo sopra citato è stato di recente modificato da parte della Commissione europea: infatti a partire dall’ 8 settembre 2021 è nuovamente autorizzato l’uso delle proteine animali trasformate di origine suina nei mangimi per pollame e delle proteine animali trasformate di origine avicola nei mangimi per suini.